ARCHI: La nobiltà del cemento secondo Bruno Erpicum

Dall’Africa del Sud al Peru passando per la Grecia, la Spagna o la Francia, il lavoro dell’architetto Bruno Erpicum è costantemente una celebrazione del paesaggio e della semplicità delle forme.

"L’architettura deve scomparire ed essere la più semplice possibile per lasciare la natura esprimersi e dominare". Nei lavori dell’Atelier D’Architecture Bruno Erpicum (AABE), il cemento è il re, mentre tutte le prodezze tecniche sono nascoste in un edificio reso muto. Per far in modo che il quadro sbiadisca a beneficio del panorama, a volte è installato un ostacolo visuale, come un muro all’ingresso del terreno "cosi il visitatore scopre la magia del luogo il più tardi possibile".

Campagna, deserto, litorale, il contesto ambientale determina l’essenza di ogni progetto architettonico. "Dobbiamo utilizzare dei materiali amicali, comporre con dei prodotti locali rimanendo sempre attenti alle condizioni d’installazione e di manutenzione implicati nella situazione geografica". Sul bordo mare per esempio, l’architetto belga preferisce il cemento. "Al contrario di ciò che credono in tanti, il cemento è un materiale naturale composto da sabbia e ghiaia, capace di confrontarsi con la forza degli elementi mantenendo il suo carattere".

Impregnato da una sensibilità ecologica, l’edificio è eretto con la preoccupazione di preservare gli elementi preesistenti, all’immagine della flora costiera. "Questo tipo di vegetazione ha saputo adattarsi e imporsi con il passare del tempo, è il motivo per cui dobbiamo rispettarla e costruire attorno, senza distruggerla. Preservare la natura significa essere cauto". Le sue creazioni sono un omaggio all’ambiente, al litorale e alla sua diversità. Una casa non deve essere mono-vista ma deve aprirsi invece su tutti i suoi orizzonti. "Bisogna creare delle stanze che girano le spalle al mare, più introvertite per moderare la vista".

Con questo spirito di supremazia della sceneggiatura sulla realizzazione, Bruno Erpicum sogna di riportare l’architettura ad un’umiltà estrema "di fronte all’ambiente che è sempre più bello", senza sottoporla ad un progetto. Un ideale che potrebbe raggiungere in Namibia, a metà strada tra mare e deserto. L’uomo sogna anche la perfezione, quasi toccata con la sua ultima impresa in Corsica. "In questa riserva naturale e protetta, l’opera è quasi invisibile però è qui". Una costruzione marcata di modestia, perfettamente integrata nel suo contesto naturale, perché agli occhi di Bruno Erpicum "è così che l’architettura deve esprimersi in tale luoghi".

E.B – Meretdemeures.com. 

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